Cosa sta facendo Internet alla nostra intelligenza?

di R. Tiziana Bruno

snoopy-davanti-al-computer-b1145Le attuali tecnologie di comunicazione (TIC) offrono enormi possibilità, basti pensare alle innumerevoli attività che possiamo svolgere con un computer o con un semplice smartphone. Ma la velocità con cui queste tecnologie sono entrate nella nostra vita, ci ha forse impedito di capirne fino in fondo gli effetti.
Succede che stiamo cambiando il modo di gestire il nostro cervello. Certo, qualsiasi attività cambia il cervello, è una caratteristica dell’apprendimento, però le tecnologie informatiche lo fanno un modo particolarmente potente. Si tratta di “tecnologie di intelligenza”, ovvero in grado di modificare l’intelligenza di chi le ha inventate.
Dal punto di vista dell’apprendimento, ad esempio, stanno producendo i più grandi cambiamenti dopo l’invenzione della scrittura.
Recentemente un neuroscienziato ha dichiarato che «oggi, perdere uno smartphone comporta conseguenze molto simili a subire un ictus cerebrale» e un’affermazione del genere dovrebbe farci riflettere.
Non è certo il caso di allarmarsi, ma occorre prendere coscienza di quel che sta succedendo per evitare di subire passivamente conseguenze negative. I piccoli sono particolarmente esposti a rischi e pericoli gravi, soprattutto perché il loro cervello è in fase di formazione e crescita.
Va ricordato anche che quando i libri cominciarono a diffondersi, mille voci allarmate si moltiplicarono annunciando un rischio di perdita della memoria per via delle informazioni “intrappolate” tra le pagine dei libri e non più nel cervello. Qualcuno annunciò una diminuzione dell’intelligenza umana.
Socrate, ad esempio, era diffidente verso i libri e pensava che nessuno avrebbe cercato di imparare qualcosa se poteva leggerlo. Seneca racconta la storia di un patrizio romano che, per evitare la lettura, impose ad ognuno dei suoi schiavi di imparare un libro a memoria per poi raccontarglielo.
La situazione, a quanto pare, si ripete. Oggi molti pensano: perché devo imparare qualcosa se si può trovare su Google?
Questa è un’idea pericolosa, ma si può sicuramente trovare il modo per cancellarla. Dobbiamo però conoscere gli effetti della continua interazione del cervello con la macchina e il modo in cui modificano la nostra socialità. Per questo è molto importante riflessione sociale sulla tecnologia.
Tecnologie come parte del sistema educativo.
Ai docenti viene chiesto di insegnare a utilizzare le Tecnologie dell’informazione. E’ giusto, perché i nostri studenti vivono e vivranno in quell’ambiente, ma questo non significa insegnargli i trucchi tecnologici, che già conoscono bene, bensì insegnare loro come utilizzare la tecnologia con saggezza. “Un asino collegato a Internet è ancora un asino”, e dunque abbiamo bisogno di persone intelligenti e istruite, affinché non cadano nella tentazione di pensare che collegarsi a una macchina altamente intelligente rende automaticamente più intelligenti.
Per dire qualcosa di sensato su questo problema complesso, dobbiamo conoscere gli effetti -Buoni e meno buoni- che produce l’interazione continua di cervello e macchina. Iniziamo a capire come influenza la memoria, l’attenzione e l’intelligenza emotiva.
Nicholas Carr ha riassunto alcune delle ricerche che più lo hanno colpito. La gestione della mole enorme che il computer consente, ci costringe a ripensare una parte dell’apprendimento, in particolare quella che riguarda la memoria a lungo termine, che è la struttura di base dell’intelligenza. In essa sono contenuti non solo i dati, ma le procedure, le competenze, le abitudini, i modelli emotivi.
La variazione prestazioni della memoria
Picasso dipingeva a memoria, Rafael Nadal ha giocato a memoria. Senza memoria, noi riconosceremmo anche la persona amata o palla da tennis. Grazie alle TIC, la memoria a lungo termine può essere divisa. Una parte può risiedere nel cervello e un’altra parte nel computer. Se riusciamo a farlo, l’intelligenza può aumentare la propria capacità in modo straordinario, ma dobbiamo saperlo fare. Il compito di apprendimento è quello di costruire memoria e, di conseguenza, anche la memoria condivisa, depositato sul computer, che non è Google, ma la selezione e l’organizzazione dei dati elaborata da ciascuno. Informazioni immediata: memoria a breve termine. Questa è la grande possibilità, ma ora abbiamo un problema persistente.
Lo stile di accesso alle informazioni veloce favorito dalle nuove tecnologie -i formati multimediali, ipertesti, messaggi veloci- facilitano il multitasking e consentono di gestire un sacco di informazioni sullo schermo, di sviluppare velocità di associazione e di risposte, ma la mossa della memoria a lungo termine diviene difficile. Si sta riducendo drasticamente il tempo speso per interazioni personali dirette. I nostri giovani gestiscono un sacco di informazioni su ciò che chiamiamo “memoria di lavoro”, ma poi ricordano molto poco. Ciò significa che dobbiamo migliorare i nostri sistemi di apprendimento per sfruttare le TIC e ridurre le controindicazioni. L’influenza delle TIC nel comportamento sociale.
Nel mondo emotivo è lo stesso. Ci permette di rimanere socialmente connessi, ma attraverso un ambiente virtuale. Le relazioni faccia a faccia cominciano ad essere pesanti, complesse e incomprensibili. Sherry Turkle, professore al MIT, il grande vivaio di innovazione tecnologica, per trent’anni ha studiato l’impatto psicologico del massiccio uso di nuove tecnologie. Ha scritto una trilogia importante: Il secondo io (vale a dire il PC), La vita sullo schermo (sulla capacità di attrazione della vita virtuale) e Alone Together (sul nuovo senso di intimità, della società e l’azienda).
A quanto pare sta cambiando l’idea di identità personale e di relazioni sociali. Studi della Stanford University mostrano che le tecnologie riducono drasticamente il tempo speso per interazioni personali dirette, e possono indebolire la rete neurale che soprassiede alla vita sociale. Ieri, in un ristorante, una famiglia era seduta a mangiare poco lontano da me. Genitori e due adolescenti. Ognuno era concentrato sul suo telefonino, e si sono scambiati una ventina di parole tra loro.
Il processo decisionale nella società digitale.
Jaron Lanier, una grande tecnologa, riconosciuta come una delle persone più influenti del mondo nel 2011 dalla rivista Time, inventore della tecnologia della realtà virtuale, allerta la diluizione dell’individuo nella sezione “Informazioni intelligenza collettiva” nel suo libro intitolato “Contro il gregge digitale”. E ‘ possibile che decidiamo di rinunciare volontariamente a prendere decisioni, affidandoci al digitale. Per ottenere il massimo delle TIC, senza fare un indebito affidamento su di esse, dovremmo rafforzare le funzioni esecutive dell’intelligenza umana. Vale a dire la leadership, la scelta, i processi decisionali devono restare affidati completamente al soggetto umano, non all’oggetto tecnologico. Focalizzata in questo modo, la funzione principale dell’intelligenza non è gestire le informazioni, bensì gestire informazioni ed emozioni e motivazioni per prendere decisioni appropriate e concretizzarle.
Non abbandoniamoci all’intelligenza delle macchine.
Evitiamo di cadere nell’illusione di ridurre tutto alle informazioni. L’azione è il culmine dell’intelligenza, e tutto il resto, comprese le TIC, sono i server utili allo scopo. Se abbiamo chiaro questo concetto possiamo evitare un’eccessiva dipendenza da macchine e riuscire a sfruttarle al meglio.
Nicholas Carr, nel suo recente libro “Come macchine” spiega il potere che hanno le tecnologie sulle nostre vite, e ricorda che nel 2013 la Federal Aviation Administration degli Stati Uniti ha inviato ai piloti una dichiarazione in cui chiedeva loro di utilizzare operazioni di volo manuali quando possibile. Diversi e gravi incidenti avevano rivelato che l’eccesso di automazione portava a un deterioramento della capacità del pilota di “rimuovere efficacemente l’aereo da una situazione indesiderata.” Questo è un buon esempio per capire i benefici e i rischi delle TIC.
Le tecnologie dell’informazione hanno notevolmente aumentato la sicurezza dell’aeromobile, non solo attraverso i sistemi di volo, ma anche attraverso l’utilizzo di “simulatori” per i piloti di apprendimento. Ma si è capito che possono diventare un pericolo se i piloti dimenticano che loro sono l’apparato, ovvero la “intelligenza esecutiva”.
La stessa cosa può succedere a tutti noi, nella vita quotidiana. E’ questo il pericolo da scongiurare, soprattutto per bambini e ragazzi, ma è possibile riuscirci con un minimo sforzo.
__

Fonte bibliografica:
JOSÉ ANTONIO MARINA.
¿Qué está haciendo internet con nuestra inteligencia? – Formazione News. La Confidential [line] 2014.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...