BIBLIOTERAPIA: il FIABADIARIO

La lettura come sollievo dell’anima e benessere relazionale.
La biblioterapia ha una storia antica, è possibile ricostruirne la nascita a partire dal 300 a.C. Già Greci e Romani lodavano la funzione terapeutica dei libri: per Aristotele la letteratura poteva contribuire a purificare le passioni; Aulo Cornelio Celso, medico nell’antica Roma, promuoveva il rapporto fra medicina e lettura per poter affrontare la vita con il giusto equilibrio. La prima testimonianza scritta, che associa la lettura a un sollievo per l’anima, è un’opera ritrovata ad Alessandria d’Egitto e intitolata Luogo di guarigione dell’anima.
Nel 1272, presso l’ospedale Al-Mansur del Cairo, si utilizzava il libro del Corano come sostegno alle terapie mediche, e in Europa lo stesso avveniva con la Bibbia.
Diversi secoli dopo, nel 1927, Elizabeth Pomeroy paragonò i libri a dei farmaci per la sfera spirituale dell’umanità e affermò che la letteratura «è ciò che rappresenta il cibo nel nutrizionismo, è cibo per la mente e il bibliotecario è il nutrizionista, ha buon gusto ma sa determinare cosa è più gustoso e salutare per il suo paziente».  Grazie al suo lavoro si diffusero le biblioteche ospedaliere, soprattutto tra il 1944 e il 1970.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la bibliotecaria Sadie Marie Johnson Peterson Delaney, pioniera nella Biblioterapia, sperimentò la scelta di letture personalizzate per veterani con disagi psicologici e fisici nello State Military Hospital in Alabama. Organizzò dei gruppi di lettura per commentare i libri letti e sottolineò l’importanza del coinvolgimento dei pazienti, tenendo conto delle sensazioni da loro provate al termine della lettura;
In Friuli Venezia Giulia, nel comune di Aviano, un noto Centro di Riferimento Oncologico ha realizzato una biblioteca ospedaliera nel 1998, includendo servizi speciali come l’organizzazione di corsi di formazione biblioterapeutica, incontri di gruppo, un approccio integrativo multimediale con la visione di film e l’ascolto di musica.
A Napoli esiste un progetto di Biblioterapia legato alla struttura della biblioteca ospedaliera: è il progetto LIBERaMente dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Federico II di Napoli, che intende promuovere la Biblioterapia e i suoi benefici, indirizzati non solo ai ricoverati, ma anche ai loro familiari in visita e ai tirocinanti dell’Ospedale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, negli Usa, il dottor Maurice Floch sosteneva che un libraio esperto deve essere considerato uno specialista di Biblioterapia, con il diritto di prescrivere letture come fossero farmaci.
Nel 1957 i dottori Julius Griffin e Robert Zeitler sottolinearono che il libraio e il bibliotecario erano importanti per avviare con successo un percorso di Biblioterapia. Crothers, un saggista popolare americano, scrisse un saggio intitolato A literary clinic,  in cui il protagonista era un reverendo che si metteva a disposizione della comunità selezionando dei libri e prescrivendoli come medicine.
Ma se la Biblioterapia ha effetti positivi accertati, è comunque importante sottolineare che non può basarsi sull’improvvisazione: occorre uno studio attento e consapevole e una formazione specifica, perché il professionista deve avere una consolidata conoscenza di più generi letterari e dei processi di lettura. Il processo biblioterapeutico, infatti, è composto da tappe precise, come spiegò Caroline Shrodes, nel 1949: l’identificazione, la catarsi e l’introspezione, l’universalismo.
L’universalismo, in particolare, conduce a una consapevolezza importante basata sulla percezione dei propri problemi e disagi come sfida personale, ma al contempo comune. Ciò che affrontiamo in un determinato momento, sta capitando nel frattempo a molte altre persone, magari con sfumature diverse ma scaturite dalla stressa radice: l’obiettivo è scoprire queste radici comuni, accorgerci che molte delle nostre difficoltà sono universali e perciò provare a trovare insieme le strategie di risoluzione.
Questo perché i pensieri di ogni persona dipendono dal contesto sociale, la società è infatti la realtà in cui siamo immersi quotidianamente, una presenza invisibile dalla quale è impossibile svincolarsi, come ha ben dimostrato il sociologo Peter Berger. Se anche ci chiudiamo in una stanza, da soli, non siamo comunque fuori dalla società: le pareti e lo stile di costruzione della stanza, gli oggetti che ci circondano, i rumori che giungono da fuori, tutto ci racconta che la società è una presenza costante nella nostra vita, che ci afferra e ci condiziona anche quando crediamo di esserne liberi. Siamo immersi in una realtà sociale in qanto dobbiamo fare fronte a vincoli, istituzioni, ruoli, influenze culturali. Quello che conta, per il nostro benessere emotivo, è raggiungere la piena consapevolezza dell’interconnessione con tutti gli esseri viventi intorno a noi, compresi quelli del mondo vegetale e animale. È proprio questa consapevolezza il pilastro sui cui poggiare il nostro percorso di rinascita interiore e benessere emotivo.
Ecco, dunque, che la Biblioterapia si collega necessariamente alla Sociologia per prendersi cura della nostra condizione quotidiana: non la cura di sé intesa come intervento sulla parte “malata” di noi, bensì l’attenzione alla parte sana che dobbiamo fortificare esplorandola con sensibilità affinché ci fornisca le risorse necessarie per raggiungere il pieno equilibrio emotivo e relazionale.
Le situazioni della vita quotidiana, anche quelle che ci appaiono legate esclusivamente alla nostra interiorità, in realtà dipendono dal nostro rapporto con la realtà sociale in cui siamo immersi. Ciascuno di noi si muove in un cointesto sociale fatto di norme, valori, modelli comportamentali specifici, una trama durevole di forme organizzative e modi di pensare, una lingua, uno stile di vita, un’identità collettive. Per queste ragioni, le nostre esperienze possono essere comprese soltanto nello specifico contesto sociale in cui viviamo. Ogni azione individuale avviene all’interno di un contesto sociale, al di fiuori del quale non potrebbe mai accadere né avere un senso o essere compresa. Ogni gesto quotidiano che a noi appare naturale e spontaneo è in realtà influenzato dal contesto sociale in cui siamo immersi: prendere il caffè al bar, acquistare un abito, programmare le vacanze, ragire a un fatto di cronaca, accogliere o respingere una provocazione, scegliere un partner, desiderare di avere figli o di non averne, perdere la pazienza o averne troppa, amare lo studio o invece odiarlo, essere bulli o subire il bullismo, andare al lavoro con gioia oppure con frustrazione, prevaricare o essere solidali, soffrire la solitudine o cercarla, sentirsi insicuri, avere difficoltà nell’apprendere, avvertire il bisogno di accettazione, un senso di inquietitudine perenne.
Le storie dei libri si inseriscono in modo strategico in tutto questo: ci raccontano il nostro quotidiano e hanno a che fare con tutte quelle questioni invisibili, ovvero le cose che non riusciamo a comprendere ma che comunque esistono e talvolta arrivano a inquietarci. La Biblioterapia, sia individuale che realizzata in gruppo, ci consente di confrontarci con un’infinità di altre storie di vita, ricevendo quell’eredità di saggezza che ci permette di dare senso al nostro cammino e di costruire la nostra speciale identità all’interno di un gioioso equilibrio emotivo-relazionale.
Come sociologa ho riflettuto a lungo sul modo più efficace per praticare la Biblioterapia tenendo conto che il nostro vivere è fortemente influenzato dalla realtà sociale, anche quando non ce ne accorgiamo. E dai miei studi è nata la tecnica del “Fiabadiario” basata sulla connessione tra Letteratura e Natura. Un processo di lettura condivisa che non mira a curare malattie (o presunte tali), ma attinge energia e forza dalla parte sana di ognuno di noi, coniugando la lettura di storie con la scrittura autobiografica e il contatto con gli elementi naurali. Si tratta di un percorso adatto a persone di tutte le età, dai bambini agli adulti, attuabile in famiglia, a scuola, individualmente o in un gruppo misto. Perché è urgente prendersi cura della propria armonia interiore, consapevoli di essere parte preziosa di un unico tutto che ci unisce agli altri esseri viventi.
Per organizzare incontri di lettura Fiabadiario scrivere a: ladridifavole@gmail.com
Suggerimenti di lettura sulla tecnica delo Fiabadiario:

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