Letterina natalizia

milan-pinacoteca-di-brera-portrait-of-alessandro-manzoni_002Esimio Alessandro,
sono un’insegnante della scuola pubblica. So bene che non mi conosce e che la distanza tra noi è incolmabile, secolare, diciamo. Tuttavia sento il dovere di informarla su quanto accade.
Lei non immagina come, dopo duecento anni, i suoi personaggi siano ancora così attuali.

Se non fossi un’ottimista direi che siamo davvero nei guai: la sovranità dello Stato non esiste più, ormai ceduta all’Europa; il mare è pieno di cadaveri e folle affamate sbarcano di continuo sulle nostre coste. A seguito di questo, c’è chi teme contagi e pestilenze, come al tempo degli sposi promessi.

Tra paure e incertezze, si vaga di qua e di là. Non si sa, alla fine, chi peggio sta.
Gli sbarcati vagano in strada convinti di trovare felicità, e trovano vetri da lavare.
Gli Italiani vagano per outlet convinti di trovare felicità, e trovano cose inutili.

Gli anziani no, non vagano, stanno in fila, nell’ufficio poste e telegrafi, per pochi spiccioli al mese, ma questa è un’altra storia.

Comunque a noi le cose inutili piacciono.  Siamo tenaci, gironzoliamo ovunque, pur di trovare l’ultimo modello di qualchecosa. Consumismo, si chiama.
Mi rendo conto che la parola consumismo è nuova per lei, provo a spiegargliene il significato. In pratica,  la popolazione vive in un relativo (ovvero di pochi) benessere e viene bombardata continuamente dalla pubblicità, ovvero un insieme di elogi di prodotti inutili, ed è spinta ad una compulsiva ricerca di soddisfazione che non si esaurisce mai, dunque infinita.
I partiti sono un po’ come i dentifrici, promettono qualità differenti, ma alla fine quando ti lavi i denti ti accorgi che sono più o meno tutti uguali. Oddio, forse ho sbagliato esempio, ai suoi tempi non c’era dentifricio (oppure si?)

Dunque le scrivo nella speranza che lei possa intervenire. Magari raccontando ancora qualcosa con quella sua penna fantastica. Oppure semplicemente ricordando le sue esperienze, per sottolineare che non si vince se si rimane divisi. L’Italia, infatti, è ancora disunita, anche se formalmente è una sola repubblica.

Vede, oggi abbiamo una scatola magica che ogni famiglia tiene in bella mostra nel salone. Si chiama televisore. Se lei potesse mostrarsi lì dentro e magari dire due paroline, alla sua maniera, con garbo e acume, forse riuscirebbe a raddrizzare un po’ le cose.
Oddio, forse meglio di no, dubito che lei troverebbe posto in quella scatola, è già tanto piena di dibattiti su calcio, scudetto e champions league. No, in televisione non ci sarebbe posto per lei.

E allora, per favore, provi a scrivere qualcosa. Magari per l’ultima volta. Giuro che non la disturberemo più. Mi creda, è necessario che lei scriva per noi. In questa Italia dove la scuola viene distrutta giorno dopo giorno e i congiuntivi sono in agonia.

Se l’Arno non fosse così inquinato, non la disturberemmo, ci creda, andremmo da soli a risciacquare camicette e pantaloni.

Adesso però, non vorrei spaventarla troppo. Torni fra noi per un po’, le assicuro che non le accadrà nulla di male, In fondo, tutto è rimasto come ai suoi tempi, si sentirà ancora a casa. Don Abbondio, don Rodrigo, Azzeccagarbugli, Renzo sono ancora vivi, sopravvissuti a guerre mondiali e crisi economiche.

Accetti il mio invito, compia un ultimo gesto romantico.

sua,
RosaTiziana

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