Halloween: l’antico rito dall’Impero Romano ai Veneti, dai Siciliani ai Celti.

Halloween!!!di Rosa Tiziana Bruno
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Ma chi l’ha detto che Halloween è una festa inventata dagli anglosassoni?
In realtà si tratta di uno dei più antichi riti celebrativi dell’umanità intera. La sua
origine si perde nella notte dei tempi. L’umanità ha sempre dedicato un giorno
dell’anno all’attenzione verso il “mondo dei morti”.
Dunque è una festa che appartiene a tutti i popoli del mondo, non solo ad irlandesi, inglesi, americani e tedeschi.
Cominciamo a scoprire l’origine del suo nome: Halloween deriva da una parola
cattolica. Nella tradizione Cattolica, infatti, il 1°novembre viene dedicato a tutti i Santi. Gli inglesi chiamavano questo giorno All Hallows’Day e poiché la celebrazione di “Ogni Santi” iniziava al tramonto del 31 ottobre, quella sera era chiamata “All Hallows’ Eve” (da even = sera), poi venne abbreviato in Hallows’Even, quindi diventò Hallow-e’en ed infine Halloween.
Ma, prima ancora dei cattolici, già i Celti di Gran Bretagna, Irlanda e Francia
festeggiavano il 1°Novembre come la fine della “stagione calda” e l’inizio della
“stagione di tenebre e freddo”. I Celti erano dediti all’agricoltura e alla pastorizia,
perciò l’arrivo dell’inverno segnava per loro un cambiamento radicale di vita: le
persone si chiudevano nelle case per trascorrere al caldo le lunghe notti invernali, passando il tempo a raccontare storie e a fare lavori di artigianato. E’ per questo che tutte le leggende più importanti di draghi, re e principesse si svolgevano nella notte del 31 ottobre. art-skull-pumpkin-halloween-day-design-smiley-face-hand-pencil-drawing-paper-58020216
I Celti credevano che i morti abitassero, insieme al Popolo delle Fate, nelle colline scozzesi e irlandesi e pensavano che il 31 ottobre il Principe delle Tenebre chiamasse a sé i loro spiriti permettendogli di unirsi ai viventi.
Le Fate non erano viste di buon occhio dai Celti, i quali non volevano dividere le proprie terre con loro. A questo rancore, esse reagivano facendo scherzetti alle persone che incontravano per strada. I Celti quindi, per non farle arrabbiare troppo, offrivano loro del cibo lasciandolo sui gradini delle case.
La sera del 31 ottobre, dunque, si faceva una gran festa per scacciare gli spiriti dei morti e per tener buone le Fate. Si organizzavano danze intorno al focolare e si lasciava cibo prelibato davanti alla porta di casa.
In questo modo allegro e festoso, si sanciva anche il passaggio tra la stagione solare e la stagione invernale. Altrove, nel resto del mondo, verso la fine di ottobre, ovvero al passaggio tra la stagione calda e quella fredda, si usava festeggiare rivolgendo l’attenzione anche al mondo dei morti.
Nel primo millennio avanti Cristo, per esempio, la popolazione indoeuropea dei
Veneti si stanziò in Italia e diede pian piano vita ad una civiltà molto complessa,
all’interno della quale trovavano spazio i festeggiamenti del passaggio tra la stajon del fredo e la stajon del caldo. In analogia con Halloween, i Veneti celebravano il “ritorno dei morti” (la notte del 1° novembre), e consumavano il cosiddetto “piatto dei morti”, composto da fave, castagne e zucca. Queste pietanze venivano anche lasciate nel luogo dov’erano morti i parenti perché cibo vuol dire vita e se qualcuno può mangiare, significa che è vivo.
22861763_1730126620627882_3235483985220877484_oDalla parte opposta dell’Italia, nella Sicilia del X secolo, i festeggiamenti del 1° novembre erano molto sentiti. A Palermo, e in altre località dell’Isola, ancora oggi i
bambini ricevono regali nel mattino del 2 novembre. L’antica tradizione vuole che i bambini vengano svegliati alle prime luci dell’alba ed invitati a ricercare il dono nascosto dopo avere recitato i versi:
“Armi santi, armi santi
io sugnu unu e vuatri tanti
Mentri sugnu ‘ni stu munnu di guai
cosi ri morti mittiminni”
Moltissimi anni fa, i bambini siciliani usavano lasciare le loro scarpe vecchie in
qualche angolo della casa, per ritrovarle colme di dolciumi oppure sostituite con altre
nuove. In Sicilia i morti sono invitati ad entrare nelle case, a portare doni, perché ritenuti
anime care da amare. Per i defunti si preparano cestini ricchi di prelibatezze
all’interno delle abitazioni.
Le fiabe-leggende sulla notte del 31 ottobre sono tantissime, da quella di Jack
Lanterna (irlandese) a quella siciliana o veneta, ma tutte hanno in comune il pensiero
rivolto ai defunti, ovvero alle persone che hanno abitato con noi questa terra per un
pezzetto di tempo.
I festeggiamenti di Halloween che prevalgono oggi sono in stile anglosassone, con
travestimenti horror per scacciare via i “mostri”.

Rosa Tiziana Bruno
sociologa, scrittrice e insegnante
Autrice di racconti fiabeschi e saggi sull’educazione, conduce studi sull’uso della fiaba nella didattica.
E’ formatrice di insegnanti presso il Comune di Roma; ha collaborato con le riviste  I nuovi orizzonti della scuola, Paesaggi Educativi, Education 2.0; organizza workshop di lettura e scrittura creativa per genitori e bambini. Fa parte dell’ICWA (Associazione Italiana Scrittori per Ragazzi).

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