Il potere delle fiabe

di R. Tiziana Bruno


Le fiabe, non mi stanco mai di ripeterlo, sono la via privilegiata per sviluppare il senso critico, la consapevolezza, l’autonomia di pensiero nei piccini e negli adulti. Sì, anche negli adulti, perché una fiaba non ha età, non è destinata solo ad un lettore bambino, come erroneamente molti credono.
La storia della Letteratura mondiale è piena di esempi fortissimi, dai quali possiamo evincere che il potere delle parole, soprattutto delle parole dei racconti fiabeschi, è immenso.
Conoscete la storia di Bambi? Forse sì, perché ne è stato tratto un film animato e al cinema vanno tutti volentieri. Ma probabilmente non è altrettanto noto a tutti che il film è stato tratto dal romanzo di uno scrittore di grande fama, nato nella seconda metà dell’800 e vissuto fin dopo la seconda guerra mondiale: Felix Salten.
Il tenero e commovente cerbiatto creato da Salten non era solo un animaletto simpatico, era ed è molto di più. Ha rappresentato una vera e propria  minaccia per i nazisti, prima dello scoppio della grande guerra. Lo ritenevano uno tra i testi più pericolosi per il regime e per questo ne furono bruciate la maggior parte delle copie pubblicate.
Ma con la sconfitta dei nazisti, Bambi non ha smesso di essere considerato pericoloso. All’uscita del film di Walt Disney negli USA, la pellicola dovette subire la censura richiesta dalle case produttrici delle armi da caccia e il racconto determinò una fortissima ripresa della sensibilità ambientalista negli States. Altro che una campagna politica organizzata a tavolino da Green Peace! La forza della parola e delle fiabe è inimmaginabile, fa acquisire ai lettori gli strumenti di base perché la propria personalità possa liberarsi e formarsi.
In sintesi, chi legge fiabe, quelle autentiche, quelle scritte dai maestri della letteratura, corre il rischio di diventare una persona con un cervello pensante e per niente influenzabile.
Avete voglia di correre questo rischio? Se siete così coraggiosi… buona lettura a tutti, grandi e piccini!

illustrazione: K. Gerard

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