di Rosa Tiziana Bruno La pandemia del 2020 finirà negli annali.
Sono giorni che fanno la Storia. Giorni particolari, strani, in cui è indispensabile resistere in casa, ovunque abitiamo nel mondo. Ma può risultare difficile e snervante. Ci sono case troppo piccole, in cui le relazioni sono tossiche, o troppo grandi, dove la solitudine pesa. Bambini e ragazzi sono spesso irrequieti, e spaventati. Come molti adulti, del resto.
Blaise Pacal diceva: Tutta l’infelicità umana deriva da una cosa sola: non riuscire a starsene tranquilli in una stanza.
Aveva ragione? Alcuni ricercatori hanno provato a verificarlo e, dopo lungo studio, hanno dimostrato che quando agli esseri umani viene chiesto di restare pochi minuti da soli in una stanza, senza nient’altro da fare che pensare, difficilmente ci riusciranno. Prima di farli entrare ognuno nella propria stanza, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti se, in alternativa al restare da soli per pochi minuti, preferissero ricevere una scossa elettrica. La risposta di tutti è stata NO, nessuno preferiva la scossa elettrica alla solitudine di pochi minuti. Una volta entrati nella stanza, è stata comunque data la possibilità di scegliere se infliggersi o meno una scossa elettrica. Ebbene, durante quei pochi istanti molti hanno preferito premere il bottone che scatenava la scossa elettrica, piuttosto che restare soli in compagnia dei propri pensieri. Com’è possibile che qualcuno scelga volontariamente di infliggersi una scossa elettrica? Perché pensare in una stanza sembra così terribile?
Quasi tutti hanno riferito che la propria mente si era messa a vagare per conto suo e non sopportavano quella condizione. Questo perché, quando la mente vaga senza trovare un oggetto adeguato su cui concentrarsi, scattano ansia, irrequietezza e depressione. La percezione rallentata del tempo, l’impossibilità di evadere e il timore per il futuro rendono negativa l’esperienza della noia. Al punto che le persone scelgano di vivere un’esperienza spiacevole (scossa elettrica) come alternativa.
Ma la noia ha un suo lato luminoso: è il motore che ci spinge a tirar fuori la nostra curiosità, che è uno dei beni più preziosi perché porta alla conoscenza e ci guida a cogliere nuove opportunità. Inoltre, è un fattore di creatività, di benessere e salute mentale, ad ogni età.
Tutto questo, a patto che non cerchiamo di contrastarla con gratificazioni momentanee (controllare lo schermo del cellulare, guardare fuori dalla finestra, aprire il frigorifero).
Per riuscire a sopportare il fatto di stare chiusi in casa, dobbiamo tenere la mente occupata, nel modo più adatto a ciascuno di noi. Soprattutto, bisogna dare un senso a quello che stiamo facendo, mentre lo facciamo.
E bambini e ragazzi?
Se per noi questa situazione è inedita, ai limiti del surreale, lo è ancora di più per loro. Anche per questo si fa un gran parlare dell’importanza della lettura, come supporto per affrontare le difficoltà di questi giorni. Editori, scrittori e illustratori in questi giorni si danno un gran da fare per fornire ai ragazzi laboratori online, letture, racconti. E’ un’ottima cosa. Bisogna però stare attenti a evitare gli eccessivi stimoli, che rischiano di produrre l’effetto opposto. Coltivare la capacità di stare con noi stessi, con i nostri pensieri, è altrettanto importante. Non possiamo uscire di casa, ma possiamo entrare. I portali magici esistono anche dentro una stanza, diceva C.S. Lewis. Ma come possiamo guidare i ragazzi alla scoperta di questi portali e avvicinarli alla “riflessione slenziosa”?
La riscoperta dei classici può venirci in aiuto. Sono storie senza tempo, destinate a ispirare all’infinito le scritture successive, eppure non sempre li conosciamo davvero. Spesso li consideriamo superati, ma nonostante i cambiamenti della società e della cultura, certi personaggi e certi percorsi rimangono immutati nel tempo. Sono “figure” allegoriche, dalle caratteristiche universali, e possono attivare in ciascuno di noi, l’interminabile gioco delle «corrispondenze». Purtroppo, capita spesso che le nostre conoscenze si fermino alle trame disneyane, che sono in realtà ben lontane dall’originale letterario. Anzi, talvolta circolano versioni stereotipate degli originali fiabeschi che ci inducono (giustamente) a evitarne la lettura. Ma la letteratura fiabesca è fondamentale per la crescita interiore, a qualunque età, difatti non è destinata solo ai lettori bambini. Basti pensare che le fiabe sono utilizzate in psicoterapia e persino nei corsi di formazione aziendale.
Le storie classiche sono ricche di esempi che fanno al caso nostro, in questo periodo difficile. Ripeschiamo, dunque, le versioni originali degli scrittori come Basile, Straparola, Perrault, Grimm, Andersen, Calvino… le biblioteche (anche online) le forniscono gratuitamente. Esistono, inoltre, delle riscritture in linguaggio moderno, che però rispettano i contenuti originali. E’ importante riprendere le scritture originali perché è soltanto lì che ogni singola virgola, aggettivo o esclamazione risultano incastonati con perfezione artistica. Soltanto le versioni originali giungono dritte al cuore e alla mente di chi legge (o ascolta).
Tornando alla nostra quarantena, i classici della letteratura fiabesca ci propongono di riflettere sulla situazione che stiamo vivendo, sulle opportunità da cogliere nelle condizioni di immobilità e di “prigionia”. E lo fanno ricorrendo a succulente metafore. Niente più di una metafora può stimolare, in maniera giocosa, la riflessione.
L’idea di sospensione del tempo, di arresto della quotidianità e dell’incedere della vita, è espressa nel mondo fiabesco attraverso l’immagine del sonno.
Shahrazad, nelle Mille e una notte, interrompe i suoi racconti ogni sera prima che sopraggiunga il sonno, per poi continuare l’indomani. L’arrivo del sonno è un momento terribile, potrebbe essere l’ora ultima della ragazza. Ma, grazie alla narrazione, il sultano riacquista la capacità di dormire serenamente. Elabora il suo antico rancore per le donne, e il sonno da pericolo si trasforma in opportunità. Diventa motore degli eventi, oltre che speranza e rinascita a nuova vita.
Per la Principessa sul Pisello, il sonno è un fattore rivelatore, un necessario momento di sospensione per arrivare a conoscere la verità.
Ne La Bella Addormentata il sonno simboleggia la necessità di coltivare lentamente dentro di noi la parte migliore, per poter avere accesso alla vita che desideriamo.
Esistono numerosi varianti de La Bella addormentata, ad opera di vari autori, ma tutte invitano a riflettere sul fatto che il risveglio non bisogna aspettarlo da fuori, viene da dentro. La depressione è un atto di inerzia, il sonno dell’anima, il vuoto della vita. Noi tutti possiamo avere un cedimento interiore che ci trasforma in pietra, nel vuoto o nella disperazione, e anche per noi il risveglio verrà come un amante audace che infine ci bacia. Nel bacio c’è l’incontro tra due energie, una addormentata e l’altra vitale capace di rigenerare. Una parte dell’anima può essere sanata dall’altra e sarà la parte profonda ad aiutare quella assopita. L’abbraccio con il principe non indica l’incontro con un’energia che viene da lontano; ma il risveglio della vita che avviene grazie alle parti migliori di noi, finalmente liberate. La nostra crescita interiore, la liberazione di ciò che dorme, può richiedere molto lavoro: e infatti solo dopo cent’anni riesce ad arrivare il principe! E deve faticosamente avanzare all’interno di una selva intricata, perché a volte bisogna attendere molto per vedere ciò che attendiamo. Per questo è importante rileggere i classici, con lentezza e attenzione, nella loro versione originale dove le parole sono cucite tra loro ad arte.La cosa importante, ci ricorda la letteratura fiabesca, è che anche nei momenti più neri tutto può ancora cambiare. E’ sempre possibile riprendere il cammino. Il castello, come la magia del sogno, rappresenta la casa interiore, l’organizzazione interna delle energie, lo spazio dell’anima. Ed è lì che possiamo trovare le risorse per reagire all’inaspettato e al doloroso. E’ un allenamento per imparare a osservare dentro di noi e fuori da noi, a riflettere per capire meglio e per gestire la paura che ci assale dinanzi agli ostacoli e agli imprevisti della vita.
Stiamo vivendo un momento particolare. Non siamo più quelli di prima del virus (isolati nelle nostre case) e non siamo ancora ciò che saremo dopo il virus. Siamo sospesi, e messi alla prova. Siamo chiamati a resistere, per stare meglio dopo. Il mondo che disegneremo sarà migliore o peggiore, e dipenderà anche da come avremo vissuto questa lunga quarantena.
Il futuro comincia adesso.
Illustrazioni di G. Pacheco