R. Tiziana Bruno
In questi inaspettati giorni di quarantena la sensazione è di stare sospesi.
E se invece si trattasse di un viaggio? Un po’ come in treno o in aereo,
noi seduti a guardare fuori dal finestrino. Sembra di stare fermi, ma in realtà ci muoviamo.
I nostri vagoni sono suddivisi in classi, perché funziona sempre così.
In prima classe c’è spazio, in seconda è tutto angusto
e lo sconforto pesa ovviamente di più.
Ma da dove siamo partiti? Qualcuno forse ricorda,
eravamo a quel binario dove l’aria era intrisa di egoismo e sopraffazione.
E dove siamo diretti? La destinazione è ignota,
intanto fuori dal finestrino il tempo scorre più veloce di qualsiasi paesaggio.
Chiusi dentro i nostri vagoni, stretti o larghi, siamo costretti a riprendere quella conversazione interiore così a lungo trascurata.
Tutto insegna, per chi vuole imparare.
Che ansia. E se i bambini perdono l’anno scolastico e restano indietro?
E se invece di studiare la matematica sul quaderno imparassero a calcolare cucinando?
A cucire i loro vestiti? A pulire? A coltivare una pianta?
A prendersi cura degli animali domestici?
A essere più responsabili e più connessi con la famiglia?
Oppure a recitare poesie ai nonni e ai fratelli più piccoli?
E se coltivassero la loro immaginazione e dipingessero un quadro?
E se imparassero a diventare brave persone?
E che stare bene insieme è meglio che avere un cellulare alla moda?
Forse così non avranno perso un anno, ma guadagnato un lungo futuro.